Smart Working: da necessità a opportunità.

La Pubblica Amministrazione, nella persona del Ministro Brunetta, è partita: lo scorso 22 ottobre sono state presentate le linee guida che permetteranno la regolamentazione di un istituto normativo introdotto con la legge 81 del 2017, sulla scorta del ddl presentato dall’allora Ministro del Lavoro del governo Renzi, Giuliano Poletti.

Il lavoro agile (o smart working) di fatto è una modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, di natura subordinata, contraddistinta dalla mancanza di vincoli orari o spaziali, e per quanto riguarda l’organizzazione stessa, essa è caratterizzata da fasi, cicli e obiettivi, che sono stabiliti mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro.  Tale modalità ha visto, per ovvi motivi, nell’ultimo anno e mezzo un utilizzo esclusivo che ha sostituito il lavoro in presenza al fine del contenimento dei contagi da virus covid 19.

Le ragioni che però determinarono l’introduzione di questa modalità furono altre: le dinamiche insite dallo sviluppo sempre più consolidato del digitale, l’evoluzione delle potenzialità del web, hanno determinato l’esigenza di regolamentare le modifiche che rapidamente, già prima della pandemia, stavano trasformando i rapporti di lavoro tra datori di lavoro e lavoratori secondo un quadro di flessibilità di svolgimento del rapporto di lavoro non più vincolato da luoghi e da tempi definiti. L’esperienza, indispensabile, maturata fino ad oggi, sta però rendendo necessaria una regolamentazione soprattutto dei cicli produttivi e la stessa organizzazione del lavoro, che dalla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro del dipendente possono avere ulteriori e ampi margini di miglioramento. Un’organizzazione che dovrà coniugare il lavoro in presenza con quello da remoto, che dovrà essere pensata cambiando i paradigmi di valutazione della prestazione stessa. Un’analisi che dovrà essere fatta anche rispetto a quali processi possano essere resi, in tutto o in parte, remotizzabili, o a quanta parte del Personale possa essere destinata alla prestazione agile sull’organico totale, elementi che necessariamente dovranno essere decisi dal datore di lavoro con la dovuta discrezionalità.

Un percorso che la Pubblica Amministrazione ha avviato meritoriamente percorrendo la via del confronto e della contrattazione, come sottolineato dal Segretario Confederale della CISL, Ignazio Ganga: “La Cisl ha apprezzato la volontà di creare una visione d’insieme e quindi trovare soluzioni che passino necessariamente attraverso la contrattazione, specialmente su una materia così delicata che interessa la conciliazione vita-lavoro, la salvaguardia delle fragilità, il necessario rispetto del diritto alla disconnessione, l’irrinunciabile principio di eguaglianza dei diritti tra lavoratori che siano impegnati nel lavoro agile e quelli che invece assicurino la propria opera in presenza”.

Un confronto con le Organizzazioni Sindacali necessario per delineare al meglio il documento che verrà adottato sul lavoro agile, nell’interesse e nella tutela dei lavoratori che, come ha ricordato Ganga, hanno garantito spesso con mezzi propri e difficoltà non di poco conto il mantenimento della produttività e del pieno funzionamento della macchina pubblica durante l’emergenza pandemica.

Esigenza di regolamentazione dello Smart Working che va oltre la Pubblica Amministrazione, ma anche  in comparti come quello delle Casse di Previdenza, in cui auspichiamo si possa presto confrontarsi e costruire un accordo che permetta un ulteriore salto di qualità nell’erogazione dei servizi agli iscritti, una qualità già ampiamente dimostrata negli anni.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE CISL FP CASSE PREVIDENZIALI